MATRIX La realtà tra verità e apparenza

Oggi compie gli anni Keanu Reeves e per me che, tra tutti i personaggi che ha interpretato, è prima di tutti Neo del mio film preferito, come non cogliere l’occasione per scrivere di Matrix?

Keanu Reeves ha negli occhi qualcosa di speciale, trasmette calma e tormento insieme, ha un fascino sottile e non scontato, un magnetismo e una sensibilità che devo appartenergli profondamente.

Solo così riesco a spiegarmi come percepisco qualcosa di comune nei personaggi che interpreta.

Forse, Keanu Reeves, canadese, ma nato in Libano da genitori anglo-americani, è un po’ proprio come Neo sempre alla ricerca di qualcosa, in balia di una vita che lo ha visto presto toccare il successo nel mondo dello spettacolo e nello stesso tempo gli ha dato sofferenze a iniziare dall’abbandono del padre, una sorella malata, poi la perdita del migliore amico, della figlia e della donna che amava.

Tra luci e ombre, come nella vita di ognuno, a fare la differenza penso sia il modo di porsi e il livello di percezione di ciò che si vive.

Predestinazione, scelta, libero arbitrio sono temi centrali proprio del film Matrix.

Matrix è la domanda e la risposta.

Fulcro di una mia personale e sempre presente percezione dell’assenza di una Verità.

Nulla è ciò che sembra, la Verità non esiste… Chi siamo davvero?

Quanto la prospettiva secondo la quale vediamo la realtà e viviamo la vita, influisce su di noi?

Matrix dà la sua risposta. Ipotizza che il mondo che vediamo sia solo un’illusione creata dalle macchine. Quelle stesse macchine di cui hanno avuto bisogno gli uomini e che ora, necessitano degli uomini per esistere.

Energia. Esseri “coltivati”. Guerra macchine-uomini.

In questa realtà vive anche Neo, un hacker sul cui computer un giorno, iniziano a comparire frasi criptate riguardo a Matrix. Da questo momento, la sua curiosità e l’incontro con la misteriosa Trinity e l’enigmatico Morpheus lo portano ad intraprendere il viaggio alla scoperta di Matrix e soprattutto di se stesso.

E’ lui o no l’eletto? L’unico in grado di vincere le macchine e salvare il genere umano?

“Matrix è ovunque. È intorno a noi. Anche adesso, nella stanza in cui siamo. È quello che vedi quando ti affacci alla finestra, o quando accendi il televisore. L’avverti quando vai a lavoro, quando vai in chiesa, quando paghi le tasse. È il mondo che ti è stato messo davanti agli occhi per nasconderti la verità.”

Matrix è il primo film della trilogia dei fratelli Wachowski, a cui sono seguiti Matrix reloaded e Matrix Revolution.

Tra acrobazie, arti marziali, effetti speciali e atmosfere da fantascienza Keanu Reeves dà forma al suo personaggio, scoprendolo pian piano. Con la stessa tensione emotiva che Neo stesso comunica agli altri personaggi che incontra.

Simbologie e richiami, da parte di nomi di luoghi e personaggi, ad altri significati si intrecciano in un labirinto di rimandi e appassionante scoperta. Nulla è lasciato al caso.

Il tema della ricerca della verità, attraverso la rinascita, l’idea della scelta e riferimenti filosofici che rendono i dialoghi a volte poco comprensibili, ma carichi di tutto il valore dei riferimenti alla filosofia occidentale tra Metafisica, Epistemologia e Etica.

Il tema dell’eroe inconsapevole coinvolge da sempre e  questo film se lo gioca a modo suo.

Il topos Platonico del Mito della Caverna ritorna, insieme al Cogito ergo sum di Cartesio e tutto si sposa con dettagli derivanti dal Buddismo Zen, a dimostrazione che quello che siamo, che la storia del nostro pensiero non ha confini. Le domande che ci facciamo da secoli e continueremo a farci sono le stesse per ogni cultura, daranno ancora altre possibili risposte e poggeranno sempre sulle radici del passato.

Tante sono le frasi che ho apprezzato nel film, ma quella che più ricordo e che a volte mi torna in mente e per qualche strana ragione ha i suoi effetti o mi piace pensare che l’abbia è:                                                                                                                                     «Don’t think you are. Know you are.»                                                                               «Non pensare di esserlo. Convinciti di esserlo.»

E se ripenso a cosa provoca in Neo durante quella scena dell’addestramento, allora sorridendo riesco a lasciarmi tutto dietro, paura, dubbi, scetticismo. Sgombro la mente.

 

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