Ho tra le mani la copia autografata di Inni Metropolitani di Gianni Totaro, scrittore abruzzese nato a Ortona e già autore di Morgana (Tabula Fati_2013). Con la stessa casa editrice nel 2016 ha pubblicato questa nuova raccolta di poesie, esternazione dei suoi sentimenti e delle sue emozioni durante la vita di tutti i giorni. Qualche angolo di pagina è piegato, qualche frase è sottolineata dal segno di una matita. Leggere poesie è questo per me, è cogliere quella parola che mi colpisce, che l’autore ha scelto per qualche suo motivo e che io stessa colgo. Il più delle volte senza coscienza del perché. Totaro ha scritto d’impulso, poi ha riletto e selezionato con cura la forma ultima di ogni sua piccola opera. I giorni scorrono nella vita di Totaro, il tempo passa ma senza essere dimenticato, le stagioni si susseguono e le anime crescono. I panorami del mondo che lo circondano, incontri con le persone e momenti di solitudine si alternano da un’alba alla notte in un ciclo continuo. Totaro è come un fotografo che scatta una foto con i suoi occhi e immagazzina nella memoria tutto di quel momento: colori, luci e ombre, movimento, tensione e sentimenti. I protagonisti sono persone e luoghi, cene, abbracci, risvegli, dichiarazioni, case, sguardi e tutto ciò di cui si compongono le ore che scandiscono la giornata di ognuno di noi. Poesie brevi le sue, un concentrato di sensazioni quotidiane e di visioni umane. Leggere Inni Metropolitani è come essere nella vita di Totaro, davanti alla spiaggia di dicembre, alla sconosciuta senza nome, ai bambini presi per mano. Sembra di sentire la tempesta così come la pioggia. Totaro racconta di quello che i suoi occhi vedono e il suo cuore custodisce. Ci sovrapponiamo a lui perché sono le stesse cose che possiamo ritrovare nelle giornate della nostra vita.
Se dovessi scegliere una delle poesie, vi direi la seguente dal titolo “Non finirò”
Non finirò mai di cercare
Nell’eterea inconsistenza dei ricordi…
Baci passati,
sorrisi di nonni,
chiavi di porte smarrite,
quel senso a emozioni disperse
come scie d’oleadri su autostrade…
lascerò un bichiere non finito,
l’ultimo ordine sospeso
portato a tavola
quando sarò uscito.
“Ma le parole sono nuvole finché non trovano un’anima” cit.dalla poesia “Non è cambiato”. Concludo con questa citazione perché è quella che credo meglio possa invogliarvi a leggere Inni Metropolitani, a sentirvi leggeri come nuvole, a dare una voce alle vostre sensazioni.