Abruzzo per donne e uomini on the road

Dallo scoglio, quando la luce è chiara e l’aria inizia a farsi sentire diversa, più dolce e meno pungente, si scorge all’orizzonte la terra, quella di una realtà interna al mondo verde e piena di tesori nascosti. La natura si risveglia, una natura che in un piccolo paradiso naturale conta bellezze uniche da scoprire. Oggi abbandonerei lo scoglio e vi porterei tra gli affascinanti borghi abruzzesi.

Vi va di venire con me?

Nella zona dell’aquilano, tra le vette del Gran Sasso, si erge il silenzioso villaggio di Castel Del Monte dominato dalla Torre Del Campanile, mentre a farci sembrare di avere di fronte una nave per la particolare forma del villaggio medioevale è Opi.

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Inoltre, non possiamo resistere ad un passaggio tra i vicoletti del centro di Bugnara per poi avventurarci verso il Castello di Caldora, a Pacentro. Le case addossate l’una all’altra che ricordano un presepe sono quelle di Scanno, piccolo gioiello dell’architettura medioevale.

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Al confine con il Lazio troviamo Tagliacozzo, centro affascinante che vanta il Palazzo Ducale tra i suoi patrimoni artistici, se poi seguiamo il fiume Sagittario ci imbattiamo in laghetti e prati estesi ai piedi di Villalago, volendo poi soffermarci ad Anversa degli Abruzzi dove è conservata la chiesa di S.Maria delle Grazie. In provincia di Pescara invece, la famosa riserva naturale Valle dell’Orfento è ricca di altri numerosi borghi caratteristici come ad esempio Caramanico Terme.

Vicoli ripidi, scale, chiese e palazzi signorili.

Castelli e fortificazioni che conservano il ricordo di rivalità e strategie.

Feste tradizionali innumerevoli in ogni periodo dell’anno.

Civitella del Tronto e Pietracamela si distinguono nella provincia di Teramo, insieme ad altri angoli suggestivi offrono all’orizzonte una vista unica sul Gran Sasso. Guardiagrele, in provincia di Chieti, è nota per essere annoverata tra i borghi più belli d’Italia e per diverse produzioni artigianali.

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Scendendo di nuovo verso il mare, si raggiunge la Costa dei Trabocchi, ancora più suggestiva nei mesi estivi e dove Rocca San Giovanni è tra i centri più meritevoli di una sosta.

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Silenzio.

Sospensione.

Voci pacate di abitanti tenaci  e custodi di segreti antichi.

Questi sono solo alcuni dei luoghi che velocemente, in un percorso immaginario, toccherei con voi. Vi invito però a fare il vostro viaggio, godendo delle sensazioni che questi luoghi trasmettono, sospesi tra passato e presente, ma anche delle tipiche ricchezze di una delle tradizioni culinarie più apprezzate del nostro Paese.

Quando un hacker ti “ruba” un Bacio

Hacker, hacker, hacker… chi è costui? L’unico che mi viene in mente a sentire questa parola è l’affascinate Keanu Reeves in Matrix…

E cosa può collegare un hacker al più dolce dei cioccolatini come il Bacio?                  Una notizia scovata sul web che forse alcuni di voi hanno già avuto modo di leggere.  Nelle scorse settimane, proprio i database della Perugina hanno subito un attacco hacker e la cosa in realtà mi ha fatto sorridere.

Gli hacker sono spinti da curiosità e voglia di intraprendere nuove sfide, alzando sempre più l’asticella della difficoltà, fino a aggirare o superare creativamente limiti e restrizioni. Sono anche noti come “pirati informatici” dato che il contesto in cui operano è quello informatico tra uso di parole a me poco comprensibili e cifre mischiate a lettere che vanno a disegnare sullo schermo del pc un’immagine che a me fa di nuovo pensare a Matrix.

E chissà cosa è passato per la testa a colui che è riuscito a entrare nel server dove sono salvate le frasi romantiche che la Perugina fa produrre da una ditta esterna. Costui ha alterato, modificato le citazioni! Piccolo genio maligno, direi…! A far scoprire la cosa è stata una segnalazione da parte di un collaboratore che su un bigliettino di un Bacio ha trovato la frase: “Smetti di mangiare cioccolato, sei grasso”. Ma tante altre sono state le frasi:

“Non tornerà più, è al cimitero”, “Se solo gliel’avessi data prima…”, “Passa all’altra sponda, qui non hai speranze.”

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Insomma, nulla che abbia a che fare con le solite frasi dolci e a volte mielose. 20.000 sono state le confezioni ritirate dal mercato, dopo che l’azienda produttrice di cioccolatini con un comunicato stampa si è scusata del problema.

Comunque la vicenda ha fatto notizia e della Perugina se n’è parlato…

Personalmente non credo che i database della Perugina possano essere violati tanto facilmente se non da qualcuno che ne sappia qualcosa, magari un ex dipendente oppure uno che si è voluto vendicare reagendo a una delusione d’amore. Hacker, hacker dei Baci cosa hai combinato? Forse, era solo per il gusto di superare l’ennesimo limite, di metterti alla prova nel tuo mondo così lontano eppure invischiato con la realtà.

E voi lettori? Cosa fareste se scartando un Bacio non trovaste il bigliettino da cui attendete la frase che vi rappresenti di più in quel momento?

Oppure, cosa vorreste trovarci scritto?

Mentre ci pensate, mi sto ricordando che io dovrei avere un Bacio in borsa, vado a prenderlo e me lo gusto… senza dimenticarmi del bigliettino naturalmente!

D’autunno non perdetevi queste esperienze

L’autunno è una stagione di cui approfittare, viaggiare e spostarsi tra eventi particolari e atmosfere di cui raccogliere profumi e colori può essere un’esperienza davvero piacevole. È per questo che oggi, dallo scoglio vorrei indicarvi un po’ di attività che se avete occasione non dovreste perdervi. Intanto le sogniamo insieme e direi di partire dall’Italia, dall’affascinante Torino: Al Bicerin caffè è un locale nato nel 1973, agli stessi tavolini che possiamo trovare oggi sedette Cavour e vi servono una bevanda tradizionale piemontese che dà il nome al posto. Caffè, cioccolata e crema di latte si uniscono in un connubio che riscalda il palato e lascia tutti soddisfatti, come ho notato dalle varie recensioni del web, pronti per rimettersi alla scoperta del capoluogo piemontese.

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Lisbona invece vi aspetta l’11 novembre per festeggiare San Martino, popolandosi di venditori di castagne e vino. Scegliere questi due alimenti per questa festa è anche un nostro uso, ma farlo qui significa avere la possibilità di assaggiare anche l’água-pé, una sorta di vino e la jeropiga, tipica bevanda a base di mosto, acquavite e zucchero.               E seguendo il profumo del vino potremmo arrivare fino in Austria, dove non potremmo non entrare nelle Heurigen, le taverne più belle e caratteristiche in cui mangiare e bere l’ottimo vino viennese come il Gemischte Satz. Mentre una grande festa dedicata allo Speck aspetta tutti in Alto Adige, a Santa Maddalena in Val di Funes dove a ritmo di canti e balli si assaggiare ogni tipo di prelibatezza a base di speck. In Umbria i frantoi resteranno aperti per sette weekend secondo un programma di passeggiate, mostre e degustazioni che ruota intorno al prezioso olio extravergine di oliva umbro. Ma come non posare lo sguardo su Parigi? Il Festival d’autunno con spettacoli e proiezioni di film penso sia imperdibile nell’atmosfera che la città acquista tra i colori arancio dei giardini e dei parchi della città più romantica del mondo. Questa immagine mi ha portata a pensare al Giappone, dove ho scoperto che non festeggiano solo i ciliegi in fiore ma anche il Koko: il fenomeno equivalente a quello primaverile ma incentrato sui colori del fogliame autunnale. L’autunno è anche Oktoberfest in Germania, ma lo sapevate che esiste una festa della birra anche a New York? E già che siamo oltre oceano, ricordatevi del Colorado, magari per il prossimo anno, dove tra la metà e la fine di settembre, lungo la Aspen Road si può restare sorpresi dallo spettacolo del foliage sulle montagne del Colorado.

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Per ora il viaggio immaginario finisce qui, se qualcuno di voi ha fatto una di queste esperienze le condivida su oltreloscoglio, come vi invito a segnalare altre tipiche attività da fare in autunno!

Con AdottaUnRagazzo.it scegli l’uomo e mettilo nel carrello!

Uomini, donne e l’era di Internet.

Uomini, donne e social network.

Uomini, donne e relazioni.

Come sono cambiate le modalità di approccio tra i due sessi oggi?

Naturalmente Facebook in primis e gli altri social network hanno determinato nuove modalità o meglio, cambiato alcuni comportamenti rendendoci da dietro lo schermo del pc e la tastiera o un Iphone, meno timidi, con più possibilità di scelta, più audaci.

A tutti piace incontrarsi, flirtare e piacersi. I motivi possono essere diversi, c’è chi cerca una relazione, chi l’avventura di una sera, chi per amicizia, chi lo fa per sesso, chi vuole divertirsi ecc. e in tanti non hanno nulla in particolare che li spinga verso l’altro, semplicemente siamo uomini e donne! È sempre stato così.

C’è sempre qualcosa di accattivante nella conquista, nella conoscenza e nell’essere cercati, desiderati e presi o nel attrarre e mollare. Quello che pare più vero oggi come in passato sembra essere: è la donna che sceglie.

Io non so quanto sia vero, ma anche per gli animali è così: la femmina sceglie il maschio che sa le garantirà una progenie forte e che sopravviverà.

La scelta da parte della donna è ciò da cui parte la community di AdottaUnRagazzo.it, il nuovo sito online, basato su una trovata francese e giunto anche in Italia,  in cui solo le donne possono contattare gli uomini. Sono loro che possono cercarli, valutarli e sceglierli aggiungendoli nel loro carrello. Sì, proprio un carrello come quello della spesa.

Qualcuno potrà vederci l’immagine di uomo-oggetto, contrapposta a quella più nota riferita alle donne, qualcuno non sopporterà l’idea di questo carrello virtuale che rimanda all’idea del comprare, qualcun altro dirà che in fondo tutti siamo “merce”, insomma AdottaUnRagazzo aprirà polemiche, critiche ma credo anche una prospettiva simpatica e ironica in cui non prendersi troppo sul serio nelle conoscenze tra uomo e donna.

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AdottaUnRagazzo semplicemente mette in luce qualcosa che già esiste e ci punta nel modo più semplice. Gli uomini e le donne si incontrano sempre più tramite Internet, allora perché non renderlo esplicito? Chat e community rappresentano quelle che erano una volta le piazze, le discoteche o altri posti in cui si era soliti andare per approcciare (che restano comunque ancora luoghi d’osservazione privilegiati per gli incontri tra i due sessi) e che la cosa vi piaccia o no, che vi possa mancare l’idea romantica dei corteggiamenti del passato è un altro discorso. Probabilmente, questa community la snobberete, ma sono sicura che sul sito a sbirciare andrete. Anche senza iscrivervi.

leiE sì, perché non vi ho detto come funziona. In pratica, ci si registra, si possono mettere delle proprie foto rigorosamente corrispondenti alla realtà (sono vietati i nudi e topless) e delle informazioni.   Non si possono pubblicare dati personali come numero di telefono, indirizzi, indirizzo e-mail.  I profili delle donne sono visibili agli uomini che le contattano tramite l’invio di un incantesimo (vedete che l’immaginario fiabesco fa ancora fatica a estinguersi?) e se loro accettano visiteranno il loro profilo oppure lo ignoreranno.         L’uomo ignorato non potrà più tentare contatti, così quelli non ben accetti vengono allontanati dalla cerchia degli interessanti.

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Gli uomini si raggruppano in varie categorie tra le quali le donne scelgono: orsi, tatuati, ragazzi dai capelli rossi, intellettuali ecc. Si possono votare, scegliere in esclusiva o consigliare ad un’altra donna.

Accade ciò che le donne fanno da sempre nella realtà, in questo caso senza essere sedute al tavolino di un bar o sul divano in salotto riservato a quelle tanto amate chiacchierate femminili.

Semplicità, convivialità e sicurezza sono gli imperativi di AdottaUnRagazzo. Non manca una pagina dedicata alle Regole di prudenza.

Quello che mancherà è tutta la comunicazione non verbale, gli sguardi, il tatto, i silenzi, la voce e soprattutto quella chimica inspiegabile…ma una volta che si passerà all’incontro dal vivo sarà tutto recuperabile, sarà l’inizio o la fine.

Uomini e donne sono da sempre i protagonisti di un gioco, quello della seduzione e questa community non fa altro che puntare sul piacere della seduzione e della scelta.

Se siete ironici e autoironici, corteggiatori e non vi prendete troppo sul serio questo sito fa per voi. Perché non provare?                                                                                                                                                                         Se invece, non vi piace sperimentare, se siete legati ad un immaginario di altri tempi o semplicemente non vi interessa o sapete che AdottaUnRagazzo non fa per voi, lasciate perdere.

Da questo uscirai … cambiato, non più forte

In questa sezione Uomini e donne oltreloscoglio oggi vorrei affrontare un tema comune che ruota intorno alla convinzione, o frase che si suole dire a qualcuno o a noi stessi, che recita: “Da questa esperienza ne uscirai più forte” e sue varianti…

Oggi interrogo voi lettori. Quanto ci credete veramente?

Siate sinceri. Davvero le esperienze vissute via hanno migliorato. Davvero dopo una sconfitta o una delusione ne siete usciti più forti? Penso che se uomini e donne prendessero la domanda sul serio, la risposta non sarebbe così scontata.

images1Un’esperienza che ci ha recato dispiacere, qualunque essa sia, no, non ci fa rialzare più forti. Ci cambia.

La vera frase sarebbe: “Dopo questa esperienza cambierai.” Perché ciò che accade davvero è che mutiamo, perdiamo qualcosa come può essere la fiducia, il sogno, la speranza oppure un lato del nostro carattere e acquistiamo qualcos’altro come ad esempio il disincanto, inclinazioni ad altri atteggiamenti. Ognuno vive il suo scambio con la vita.

La somma delle volte in cui ci si è rialzati, si è tornati sulla propria strada, può dare la sensazione che se anche accadrà ancora ce la faremo e per fortuna accade. Ma rialzarsi non significa essere forti, significa vivere.

Uomini e donne, non ditemi che dopo siete gli stessi.

Spesso è il coraggio ciò che viene meno. Ci si scopre più deboli, meno coraggiosi di quello che vorremmo o dovremmo essere. Ho esempi di persone che vedo con i miei occhi, disilludersi, credere meno in se stesse e negli altri, cambiare giorno per giorno perdendo qualcosa della loro persona che li rendeva dei soldati della propria vita. E sono uomini e donne.

E ci sono anch’io. Io ho deciso di guardarmi nell’acqua che sbatte contro questo scoglio, sotto il chiarore del sole di fine settembre e vedermi davvero, senza mentirmi. Le ipocrisie non mi piacciono ed è noto. Percepisco che io non sono tante cose che credevo di essere. Come percepisco di essere più debole, vulnerabile. Ma non sono la sola, al di là dello scoglio ce ne sono altri, ma forse non si guardano realmente e questa è la loro fortuna.

E dunque, vi rigiro ancora la domanda: “Da questo uscirai più forte.” Quanto ci credete veramente?

Quando non puoi avere

Riempiere e conquistare. Essere ed esserci. Avere.

Sembra, troppo spesso, che la vita di ogni uomo ed ogni donna sia voltata al rispetto di questi verbi sotto forma di imperativi mentre quello che resta inascoltato è l’assenza, il non avere, il non potere. E questi sono i protagonisti dell’esistenza che ci confondono, smuovono.

È sotto la loro forza che tendiamo al pieno. Lo desideriamo, lottiamo per esso.

Eppure, riempiere è la cosa che ci riesce meglio, tramite oggetti, persone, finte speranze ed illusioni. Ciò che è più difficile è quando non puoi farlo, quando ogni uomo ed ogni donna si accorge prima o poi che non tutto potrà avere.

L’adoperarsi e l’impegno per ottenere, come il coraggio che si trova a tutti i costi per avere, raggiungere quello che si desidera segnano l’esistenza ma non è sempre così. Ecco, il vuoto dell’assenza e dell’impotenza. Non tutto si compra, non tutto ha una quantità di forza e azione con cui fare lo scambio.

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Disarmati di fronte al non potere.

Annientati.

Folli nell’accettazione.

Accetta. Fermati. Arrenditi. Tu che hai sempre corso, davanti hai solo mulini a vento. Respira. Ascoltati. Senti il tuo respiro, l’unica cosa che hai ed è solo tua senza un contraccambio. E non significa che non hai il coraggio di lottare, non significa che non sei abbastanza forte, non significa che potresti ma non agisci. Fermati. Ci vuole forse, ancor più coraggio a guardare le cose per quello che sono. Spesso irraggiungibili e indipendenti dalla nostra volontà.

E poi accadrà, che altro avrai, inaspettatamente. Anche se quell’irraggiungibile resterà lì, nel ricordo e nel desiderio insoddisfatto.

Ho cura di te

fDallo scoglio ho osservato gente che non si conosce, che crede di conoscersi e poi finisce per scoprirsi solo attraverso l’altro. È quello che accade nel momento in cui hai lo sguardo perso nel vuoto e chi ti guarda si preoccupa per quello sguardo, non gli piace. A Daniela è successo, era in treno e la persona seduta davanti a lei glielo fece notare. L’uomo poteva avere l’età di suo padre, il tono della voce con cui le parlò lo stesso, ricordavano quello che avrebbe avuto lui. Eppure, il suo non avrebbe mai fatto caso davvero a quello sguardo, non se ne sarebbe mai preoccupato. Era questa considerazione a colpirla di più, a svegliarla e farla render conto che era qualcosa che le mancava: quella cura, attenzione di chi ti ama a prescindere. Da allora, Daniela mi ha confidato che ha pensato molto a questo, a quella convinzione che si ha che chi ti ama come un genitore ti conosca, sappia accorgersi della tua gioia o infelicità. Una convinzione che è andata sradicandosi con il tempo. Con il tempo la persona che si accorgeva di ciò che anche lei ignorava l’aveva incontrata in estranei conosciuti per caso, forse. In quell’amica con cui non parlava neanche la stessa lingua ma sentiva come una sorella. In quell’amico con la A che c’era sempre nonostante la distanza, nonostante il tempo che passava. Proprio lei, che poco aveva creduto all’amicizia, figuriamoci a quella tra uomo e donna. Eppure, l’amicizia l’aveva salvata tante volte. E il ricordo di promesse fatte ad un amico le aveva dato la forza per non sentire la mancanza, la mancanza di se stessa, di quella che loro avevano fatto emergere. Ma a volte non bastava. A volte non c’era nessuno a dirle di distogliere lo sguardo dal vuoto, a dirle di guardarsi allo specchio è decidere chi essere. A volte non bastava dirselo da sola. Daniela è passata oggi da me sullo scoglio, ha osservato l’orizzonte e ha chiacchierato tanto, ha riso come piace a me vederla fare. Perché sono una di quelle persone che la guarda con cura, che sa chi è e glielo ricordo, che sa anche quello che lei percepisce ma ancora non vede. Qui sul mio scoglio dice che sta bene, in effetti me ne rendo conto. Dice che si sente a posto, non so cosa significhi veramente ma non importa. Dice che da qui non ha voglia di scappare, anzi è un posto non suo che la avvicina a se stessa. Daniela cerca il mio sguardo, la mia voce e vuole solo sentirsi come si sente qui tra le onde che si alzano sotto il barlume della luna.

Love Train: Cupido viaggia in metro

Sguardo perso tra le persone che affollano il vagone, il rumore della metro che si snoda nel tunnel, volti diversi, li scruti, li sorpassi indifferente finché non ti soffermi su uno ed é un attimo.                                                                                                                                     Gli occhi dell’uno e dell’altro s’incontrano. La metro si ferma e devi scendere. Mentre senti di avere ancora quell’attenzione addosso.

No, non é la scena iniziale di un film o l’incipit di un romanzo, ma una quotidiana situazione che può essere capitata a tutti in mille varianti. è facile incontrarsi sui mezzi pubblici e qualcuno si é reso conto che é altrettanto frequente il flirt.                                              Perché non sfruttare la cosa come un punto di forza di un viaggio in metro, dunque?            A Praga c’è il treno dell’amore, con vagoni per soli single ideato dalla Ropid, un’azienda di trasporti urbani della Repubblica Ceca. L’idea ha a che fare con una campagna che mira a incentivare l’uso dei mezzi pubblici e ci vorrà ancora qualche mese prima che il Love Train entri in funzione.                                                                         Come reagiranno i praghesi? E i turisti?

Sì, vi immagino già che ci state facendo un pensierino e magari state pensando al giusto look da “passeggero della metro” o a quale gesto, frase sfoderare in presenza degli altri compagni del viaggio speciale che vi aspetta. In effetti, la considererei anche una curiosità da non perdere mentre sono certa che per molti sarà vista davvero come un’occasione di incontri senza nascondersi troppo dietro ammiccamenti che di solitano restano sospesi nel nulla.

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Uomini e donne oggi hanno a disposizione sempre più modi per incontrarsi, per cercare la cosidetta “anima gemella”. Dallo scoglio appare evidente come sembri semplice e meno imbarazzante approcciare l’altro sesso da dietro uno schermo, attraverso sms e … in luoghi dedicati ai single in cerca.  Ma è veramente così?                                                      Tra una fermata e l’altra, qualcuno troverà davvero l’amore?

Di certo, si formeranno nuove coppie, persone salite sole scenderanno dal vagone insieme all’altro. Eppure, sotto un’altra prospettiva, mi viene da pensare che si perda qualcosa. L’esplicito ruba il fascino tipico della casualità.                                                                    Incontri che non t’aspetti sui mezzi di trasporto sono sempre esistiti, così come quegli sguardi e atteggiamenti accennati, tentati, colti oppure no che davano o meno via ad un incontro ulteriore, lontano dalle rotaie, magari nel bar della stazione… e allora perchè non farlo un viaggio a Praga ma salendo su un vagone normale? Il gioco di sguardi, se ve lo concederete, avrà un altro sapore.

Dire. Non dire.

sussurrareDire. Non dire.

Pensare. Scordare.

Custodire. Gettare.

Esiste una linea sfumata lunga la quale camminiamo ogni giorno.

Capita che vi corriamo, saltiamo, ci dondoliamo in attesa della scelta. Da che parte stare?

Forse, è più comodo restare sulla linea. Eppure, anche su essa le cose non sono chiare, non ha limiti definiti, non rassicura e se lo fa è un inganno. L’illusione dello stare. Nello star fermi c’è solo l’agiatezza della bugia di essere più lontani dalla paura.

Quante parole restano nella nostra mente, si sedimentano mentre sprechiamo giorni a temporeggiare, a decidere che fine far fare loro. Gridarle, sussurrarle o cancellarle in una rinuncia?

Potremmo scriverle. A me è capitato. Più di una volta, non sapevo dove metterle ma neppure riuscivo a eliminarle, non potevo raccontarle né dirle a chi avrei voluto. Allora, ho deciso. Le ho buttate giù non di getto, ma con calma e ponderazione, insieme al ricordo di un giorno da non dimenticare.  Quel ricordo e le parole ad esso legate le ho spostate dalla testa a quella pagina. Mi sono detta che era un modo per esserne libera senza la violenza della rimozione. So che sono là e se vorrò, posso ripercorrerle. La mente ne è libera e ha ripreso a respirare.

Quante parole non si possono scrivere invece, non si posso dare in suono, perché sono indefinite emozioni. E un’emozione, bella o brutta, fa fatica ad assumere una forma. Magari, preferisce quella dei gesti e degli sguardi, ma non quella delle parole. Ed ecco, i comportamenti incontrollati.  Dire o non dire in questo caso è  qualcosa di complesso.

Il tempo. Con il tempo, mentre mi arrabbio e mi calmo, rido e sbraito, stando sulla linea, mi dico che sceglierò. Ma alla fine, la stessa linea si stancherà di me e mi getterà di qua o di là. Probabile. Con il rischio di cadere dalla parte sbagliata e accorgermene a discesa conclusa.

Io non so. Ma un’idea ce l’ho. Uomini e donne dovrebbero essere sempre ciò che sentono anche con le parole. Dire o non dire… dire. Sì, ci sono cose che non si possono dire, un po’ come le bugie “bianche” (alle quali personalmente poco credo) ma sono per il dire. Sono per il far sapere, rendere noto e comunicare. Perché anch’io preferisco sapere. Uomini e donne dovrebbero sempre dirsi, anche ciò che fa paura, ferisce e non si è in grado di raccontare per vergogna o altro. Non si hanno infinite possibilità nella vita e non le hanno neppure le parole per uscire dalla nostra bocca.

Ho imparato però che sulle cose più belle dubbi non debbano essercene. Ho imparato che il ti voglio bene è l’unica cosa che va sempre detta. Io ho iniziato pochi anni fa, accorgendomi che non lo dicevo mai.

Non so nient’altro. E al di là della mia idea, io continuo spesso a restare sulla linea come tanti altri uomini e donne. La conseguenza delle parole che vivono in questo limbo non può essere peggiore di quella data dal loro stare nel limbo. Uomini e donne esplodete, siate logorroici, apritevi a bassa voce e donate queste parole che avete dentro ma non sono per voi.

Un’invasione “puffosa”

Ma oggi è la giornata mondiale dei Puffi?!!!!

Il blu che vedo oggi non è quello del mare, oltre le onde si perde a vista d’occhio un blu unico e inequivocabile, quello delle creature più simpatiche che hanno fatto compagnia alle generazioni degli anni ’80 e ’90.                                                                                 Questi strani ometti blu, che puffano  suppergiù due mele o poco più, hanno allietato anche i pomeriggi della mia infanzia e credo, anche quelli successivi…  chiunque ne conserva un ricordo speciale e sapere che oggi sono a Roma è una sorpresa speciale.

All’alba di questa mattina, la Capitale si è svegliata sotto la loro invasione,  che ha lasciato piccole tracce nei luoghi più popolari  e  affascinanti: Piazza di Spagna, Piazza Navona, Castel Sant’Angelo, Via della Conciliazione, via del Corso, Fontana di Trevi, Piazza Venezia e il Colosseo hanno preso il posto della loro foresta e rendendoli, per una volta, visibili a tutti. Un incontro con i puffi è infatti, un evento rarissimo se non impossibile.                                                                                                                           L’ occasione è quella dell’anniversario della nascita del loro creatore belga Peyo (Pierre Culliford, Bruxelles, 25 giugno 1928 – 24 dicembre 1992), festeggiata in tutto il mondo. Ad esempio, nella patria del loro papà, ieri a Bruxelles, sono approdati dei “puffambasciatori”. L’invasione dei puffi a Roma è anche una circostanza adatta a ricordare che dal 26 settembre I Puffi 2 in 3D, sarà al cinema distribuito da Warner Bros. Pictures Italia.

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Ho trovato un aneddoto interessante in merito alla nascita dei puffi: Il loro nome originale “Schtroumpfs” risale al  1958, durante una vacanza al mare, quando Peyo chiede ad un amico di passargli una saliera, della quale sul momento non gli sovviene il nome. “Passe-moi le… schtroumpf” (“Passami il… Puffo”), gli dice, e scoppia in una risata. L’amico scherzosamente risponde: “Ecco il tuo puffo. Quando avrai finito di puffare, ripuffalo al suo posto!”. Dopo aver usato scherzosamente questo termine assurdo più volte nella stessa giornata, Peyo decide di metterlo a frutto.                           Le prime sedici mini storie autonome firmate da Peyo presero il via nel ’59 su Le Journal de Spirou. Il debutto dei Puffi in Italia risale al 1962, quando la casa editrice milanese Dardo acquistò dall’editore Dupuis per tradurre ed adattare in Italia i diversi personaggi del fumetto franco-belga. Dal 1981, la NBC cominciò a trasmettere la serie animata prodotta da Hanna Barbera Productions che ottenne un enorme successo e i Puffi si assicurarono un posto nella cultura popolare americana.

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In Italia, i Puffi sono arrivati nel ’63 sulla rivista Tipitì e poi sul Corriere dei Piccoli e nel ’82 la serie animata fu trasmessa sulle reti locali. Dall’ ’82, Fininvest la acquistò e iniziò a trasmetterla su Canale5 e Italia1. Le sigle erano interpretate da Cristina D’Avena.          I Puffi vivono in un villaggio segreto nella foresta con case a forma di funghi e riproducono a grandi linee gli archetipi della gente comune e/o le professioni: Puffo Quattrocchi, Puffo Vanitoso, Puffo Pittore, passando per il Grande Puffo e l’unica femmina Puffetta. Nel 1965 uscì un film d’animazione in bianco e nero di 90 minuti, intitolato “Les Aventures des Schtroumpfs” (in italiano: “Le avventure dei Puffi”), nel 1976 fu realizzato “Il flauto a sei Puffi“, (“La Flûte à Six Schtroumpfs”) e nel 2011 è uscito nei cinema “I Puffi”, un film in tecnica mista a cavallo tra l’azione dal vivo e l’animazione digitale. Ed ora eccoci a “Puffi2” in 3D diretto da Raja Gosnell, che sarà al cinema dal 26 settembre: protagonisti ancora il malvagio stregone  Gargamella, la sua ostilità verso I Puffi e la sua sete di ottenere la magica essenza puffa.

Oltre lo scoglio mi è parso di vedere la terribile Birba, chissà che anche Gargamella non si presenti tra le rovine dei Fori imperiali… “per mille puffi!”