La feluca con le ali di Moira Di Fabrizio

“A chi conosce la profondità del mare, ma possiede ali per volare” è la citazione di Luana Noemi Mincone che racchiude il senso di La feluca con le ali di Moira Di Fabrizio. E Luna, oltre ad aver usato questa frase in riferimento all’autrice, ha anche creato un’immagine che è diventata quella usata per la copertina dell’ultima raccolta di poesie della giovane poetessa abruzzese.

Una feluca è una piccola imbarcazione usata in passato in Oriente e sulle rive del Nilo per contribuire al rifornimento di cibo, dunque contiene in sé le dimensioni ridotte ma pure la robustezza per un fine importantissimo. La feluca è però in grado di attraversare tutte le difficoltà della navigazione con leggerezza ed ecco dunque le ali. Luna ha alleggerito l’immagine della feluca attribuendole la capacità del volo. La feluca rappresenta la stessa Moira, che in questa antologia raccoglie le poesie di una vita, le sue sofferenze, le sue battaglie quotidiane ma anche la sua forza di affrontarle con speranza. E la speranza aiuta ad sentire un po’ più di spensieratezza.

Nella prefazione, Andrea Attilio Grilli scrive: La sua poesia è in bilico tra la materia e un orizzonte di sogni e speranza che l’autrice brama con potente forza emotiva.  Sono parole che ritengo perfette per descrivere la poesia di Moira, il suo essere poetessa. La poesia le appartiene, si percepisce. La poesia fa da ponte tra la realtà esterna e quella interiore. Se Moira non scrivesse poesie non avrebbe modo di farle combaciare, di essere presente nel mondo tangibile e di essere in contatto con quello interiore. Le poesie di Moira Di Fabrizio insegnano questo a tutti noi, a non separarci dal nostro Io, dalle nostre emozioni belle o brutte che siano. Vanno vissute a pieno altrimenti non possiamo sopravvivere alla realtà. Facendolo non sopravviviamo, ma viviamo davvero.

L’Amore è il tema centrale di La feluca con le ali, colto nelle sue diverse sfaccettature, da quello genitoriale, fraterno, dell’amicizia fino a quello del compagno della propria vita.  E  difficile scegliere una sull’Amore, ma posso riportarvi la seguente “Cielo e stelle”:

Sei la persona che voglio vedere prima di addormentarmi

E quella appena sveglia la mattina.

Sei la persona sulla quale spalla sorreggermi in qualsiasi caso…

Sei l’uomo in grado di sostenermi…

Sei l’uomo accanto al quale voglio vivere una vita serena…

Sei l’unica persona capace di capirmi solo con lo sguardo…

Siamo come il cielo e le stelle… Inseparabili!

L’Amore ha guidato la vita di Moira e continua a farlo ogni giorno senza sbiadirsi, senza affievolirsi ma alimentandosi da se stesso o forse, dalla stesse speranza ed energia che lei vi infonde.

E poi c’è la Natura. Forme, immagini e sentimenti sono spesso descritte dall’autrice tramite immagini della natura. La pioggia, le stelle, il sole, la terra, il mare sono parole chiave che si rincorrono di poesia in poesia per parlare anche di altro. Il male e l’indifferenza tra gli uomini è ciò che Moira con più fatica affronta, in una società dove troppo spesso si manca di sensibilità. Non mancano poesie nella quali questo è ribadito, come invito a ricordare ciò che dicevo all’inizio e cioè rivalutare l’emotività, porla al centro della vita per avvicinarci gli uni e gli altri e poter volare come una feluca.

Inni Metropolitani di G. Totaro

Ho tra le mani la copia autografata di Inni Metropolitani di Gianni Totaro, scrittore abruzzese nato a Ortona e già autore di Morgana (Tabula Fati_2013). Con la stessa casa editrice nel 2016 ha pubblicato questa nuova raccolta di poesie, esternazione dei suoi sentimenti e delle sue emozioni durante la vita di tutti i giorni.                                         Qualche angolo di pagina è piegato, qualche frase è sottolineata dal segno di una matita. Leggere poesie è questo per me, è cogliere quella parola che mi colpisce, che l’autore ha scelto per qualche suo motivo e che io stessa colgo. Il più delle volte senza coscienza del perché.                                                                                                                                           Totaro ha scritto d’impulso, poi ha riletto e selezionato con cura la forma ultima di ogni sua piccola opera. I giorni scorrono nella vita di Totaro, il tempo passa ma senza essere dimenticato, le stagioni si susseguono e le anime crescono. I panorami del mondo che lo circondano, incontri con le persone e momenti di solitudine si alternano da un’alba alla notte in un ciclo continuo.                                                                                                                 Totaro è come un fotografo che scatta una foto con i suoi occhi e immagazzina nella memoria tutto di quel momento: colori, luci e ombre, movimento, tensione e sentimenti. I protagonisti sono persone e luoghi, cene, abbracci, risvegli, dichiarazioni, case, sguardi e tutto ciò di cui si compongono le ore che scandiscono la giornata di ognuno di noi.  Poesie brevi le sue, un concentrato di sensazioni quotidiane e di visioni umane.  Leggere Inni Metropolitani è come essere nella vita di Totaro, davanti alla spiaggia di dicembre, alla sconosciuta senza nome, ai bambini presi per mano. Sembra di sentire la tempesta così come la pioggia. Totaro racconta di quello che i suoi occhi vedono e il suo cuore custodisce. Ci sovrapponiamo a lui perché sono le stesse cose che possiamo ritrovare nelle giornate della nostra vita.

Se dovessi scegliere una delle poesie, vi direi la seguente dal titolo “Non finirò”

Non finirò mai di cercare

Nell’eterea inconsistenza dei ricordi…

Baci passati,

sorrisi di nonni,

chiavi di porte smarrite,

quel senso a emozioni disperse

come scie d’oleadri su autostrade…

lascerò un bichiere non finito,

l’ultimo ordine sospeso

portato a tavola

quando sarò uscito.

“Ma le parole sono nuvole finché non trovano un’anima” cit.dalla poesia “Non è cambiato”. Concludo con questa citazione perché è quella che credo meglio possa invogliarvi a leggere Inni Metropolitani, a sentirvi leggeri come nuvole, a dare una voce alle vostre sensazioni.