La fame del sabato sera di MacDonald’s

 Amicizia, divertimento e fame notturna sono una triade facile da comporsi, nella vita di tutti i giorni come nell’ultimo spot di MacDonald’s.
Infatti, il noto brand sta lanciando due nuovi panini con una campagna che prevede tv, internet e materiale pop. Lo spot è on air dal 25 gennaio e si apre con un gruppo di amici appena usciti dalla discoteca, in cerca di un posto dove soddisfare quella voglia di mangiare qualcosa, ma i locali sono in gran parte chiusi…non MacDonald’s però: arriva una macchina rossa con a bordo “I moderni” che, su note anni ‘70, intonano l’invito ad andare da MacDonald’s, invito subito raccolto dai quattro amici che di lì a poco possono scegliere tra il “Saturday Night” e il “Disco Fever”.
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Rimandi agli anni ‘70 con l’automobile e i costumi dei testimonial,  al film del 1977 La febbre del sabato sera e il gioco con la parola Fame, che in italiano indica il bisogno di cibo ed in inglese la fama, quella che dà il titolo al noto musical americano del 1980 e quella del brand MacDonald’s: presente e passato s’incontrano, si ritrovano e si rivelano funzionali ad una comunicazione per un target di oggi a cui Macdonald’s regala più del prodotto, un’emozione, la condivisione e un’illusione dall’immortale fascino retrò.

Uomini e donne in ristoranti molto particolari

Questo non è il mio primo post su luoghi riadattati a nuove funzioni. Sarà che davvero i luoghi hanno un’anima e un corpo come le persone, sarà che per questo hanno insita la capacità di mutare e farsi plasmare da chi li vive, sarà che il legame tra noi e i luoghi ha radici nella stessa origine della vita dell’uomo negli habitat che lo ospitano…sarà per questo e tanto altro che di casi esemplari se ne trovano sempre tanti.                        Uno particolarmente curioso è quello dei ristoranti. Parlo dei ristoranti da scovare nel mondo in posti in cui non ti aspetteresti.

cascataAd esempio, nelle Filippine, a San Pablo City, mentre la sete di avventura potrebbe portarvi ad ammirare le cascate del posto, potreste soddisfare il desiderio di assaggiare del cibo locale proprio ai piedi delle cascate, lungo la Labasin Fall con l’acqua che vi arriva ai piedi.

Se vi spostate in Cina, a Chongqing, dovete andare al A380 restaurante cogliere l’occasione di vivere l’esperienza di cenare in un ristorante dagli interni come quello di un aereo di linea con camerieri perfettamente calati nel ruolo di hostess.

aereoPotreste sentirvi come dei ricchi clienti di una banca, se sceglierete lo steakhous, ristorante specializzato in bistecche e diffusosi negli Stati Uniti dal XIX secolo, che si trova nel vecchio edificio della Banca Nazionale di Denver.

bancaQuante volte avrete cercato un piccolo locale, intimo, tutto per voi e dai particolari non banali? Il più piccolo ristorante del mondo si trova a Vacone (RI). “Solo per due” ha un solo tavolo ed accetta solo ed esclusivamente due persone a pasto. Tutta l’attenzione è dedicata alle uniche due persone che hanno prenotato.

Ma i ristoranti non sono soltanto in luoghi non convenzionali, non hanno ambienti che non immagineresti, ma possono anche essere di materiali ai quali non penseresti, come il Carton King Creativity Park a Taichung City, in Taiwan: è il primo ristorante dove tutto è di cartone. Sedie, tavoli, decorazioni, piatti, sono tutti fatti di cartone.

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Anche la compagnia può sorprendervi, ancor più se non umana: al Kayabukiya nella città di Utsunomiya, a nord di Tokyo vi attendono al tavolo le scimmie. Saranno proprio loro a prendere le ordinazioni.

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Le donne di Antonioni

E’ da tanto che volevo omaggiare uno dei miei registi preferiti con un post su Oltreloscoglio. Vorrei che fosse un ricordo, un’immersione in quei film che per me sono stati i film più significativi e credo lo resteranno per sempre.

La Tetralogia dei sentimenti di Michelangelo Antonioni, incentrata sull’incomunicabilità tra uomo e donna, si compone di: “L’avventura”, “La notte”, “L’eclisse” e “”Deserto rosso”. In questi capolavori le protagoniste sono le donne: capaci di percepire attriti, difficoltà, di essere un filtro. Antonioni stesso ha detto: “c’è nella donna un acume istintivo che l’uomo non sempre ha”. E questa specificità che le contraddistingue viene vista principalmente in rapporto agli uomini. E’ la donna a dimostrare la sua sensibilità e capacità comunicazionale, per natura portata allo sfogo, ad esternare gioie e dolori, al contrario degli uomini passivi, superficiali nei sentimenti e divorati da tensioni latenti. E in questi film Monica Vitti è eccellente nei ruoli che Antonioni le affida. Perché penso che sia qualcosa di profondamente suo a creare l’effetto che lo spettatore coglie, dai suoi sguardi e gesti, dal suo essere.

In “L’avventura” troviamo Claudia, allegra, spensierata contrapposta ad una Anna turbata e annoiata. Claudia è capace di cogliere il bello delle cose ma è anche fragile. Quest’ultimo aspetto emerge solo dopo il tragico evento della scomparsa di Anna e sempre da questo momento, inizia la vera storia narrata nel film, che coinvolge Claudia e Sandro alla scoperta di un legame nuovo. Il tutto sullo sfondo delle isole Eolie, sterili paesaggi che per il regista delineano la crisi dei sentimenti, l’agonia delle tormentate coppie protagoniste del film. E poi, indimenticabile è l’ultima scena sulla terrazza, con Claudia e Sandro in due piani diversi, di spalle, lei in piedi con lo sguardo nel vuoto, lui seduto con la testa china. Un rimando di piani fino al dettaglio della mano di lei sulla testa dell’uomo, come a perdonarlo. Un campo lungo ce li restituisce così vicini ma perduti nei loro pensieri.

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In una Milano moderna e astratta, “La notte” ci fa vivere la giornata di una giovane coppia: Giovanni, scrittore affermato e Lidia, moglie annoiata e malinconica. Non hanno più un rapporto sincero e dopo una festa, al termine della nottata, giungono alla consapevolezza della loro crisi. Lidia a differenza degli altri personaggi femminili di Antonioni non manifesta il suo disagio cercando di parlare, discutere ma attraverso gesti, sguardi. Il suo silenzio diventa un monologo interiore come la passeggiata nella periferia milanese, ricerca sensazioni, incontri, qualcosa che la faccia sentire viva. Lidia vorrebbe guardare avanti ma riesce solo a muoversi con titubanza e angoscia. L’incomunicabilità della coppia è evidente nel non guardarsi, nei silenzi e nelle distanze spaziali.

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Analistica, riflessiva e istintiva, Vittoria è la protagonista del terzo film della Tetralogia, “L’eclisse”. Ha discusso, riflettuto prima di lasciare Riccardo ma lui non vede il problema, si muove su un binario diverso. Desolazione e sentimenti in una Roma spoglia e poco popolata come quella dell’Eur. Eppure in tante inquadrature compaiono elementi testimoni delle vicende dei personaggi: l’acquedotto, alberi, pali d’acciaio, un camcello, una finestra, una tenda. Confini, oggetti d’appoggio. E poi la superficialità, il cinismo di Piero, altro personaggio maschile sulla strada di Vittoria, caratteri che emergono da tutti i suoi comportamenti, gesti.

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In “Deserto rosso” Giuliana è stanca, debole, fragile. Ha paura di tutto ciò che l acirconda, instabile e in bilico tra il mondo reale e il “suo”. Nevrosi, sbalzi d’umore, tentativi di aggrapparsi alla vita e amore per il marito e il figlio. Il senso di vuoto che domina. Un tentativo di suicidio. Anche il suo grido d’aiuto non ottiene risposta. Il marito prova solo pietà, mentre Corrado è incuriosito dalla sua ambiguità e la relazione tra i due finisce bruscamente, senza parole. Alla fine non c’è guarigione, Giuliana acquista consapevolezza di sé e di quello che la vita le regala, accettandolo, nel bene e nel male. Giuliana però, è l’unica che abbia un giusto e naturale sentimento di terrore nei confronti della freddezza esterna così come della distanza dei rapporti umani. Realtà industriale, la fabbrica, paesaggi di periferia ed inquadrature fisse, sono date come risultato dell’annullamento della vita. Gesti impulsivi e “follia” di Giuliana, si contrappongono all’apparente coinvolgimento degli altri negli ambienti e sono quelli che considererei uno strumento di contestazione delle convenzioni assurde e fasulle della vita sociale. Gli altri invece sono cristallizzati nelle loro forme. Infine, ci terrei a ricordare quanto i colori siano i veri protagonisti assoluti di questo film: è l’espressività delle immagini a trasmettere sensazioni, emozioni. Sono stati per Antonioni, un ulteriore elemento di espressione da sperimentare.

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Tengo tanto a questi film, l’ho già detto, come al mondo che ne esce fuori attraverso l’uso della macchina da presa di Antonioni, la vera sensibilità credo sia la sua. Quella che poi accompagna lo spettatore ad accostarsi a riflessioni senza timore, riconoscendo ciò che siamo tutti noi. Uomini e donne, oltre le apparenze, le convenzioni e le maschere che decidiamo di indossare o gettare.

Il co-marketing tra Nestlé e Jean Luis David per la tua voglia di nuovo

Se guardo fuori, tutto intorno parla ancora la lingua dell’inverno, gli alberi spogli e le strade nude e grigie, eppure l’aria che mi scompiglia i capelli è diversa… sarà che siamo ai primi mesi dell’anno e vari sono i propositi, sarà che il cambiamento stuzzica i pensieri ed è facile anche per i brand sintonizzarsi con le aspirazioni femminili. NestléFitness comunica sempre alle donne attraverso uno spirito di rinnovamento, incitandole a scegliere comportamenti utili per il benessere insieme alla predilezione dei suoi prodotti: mangiare bene per una alimentazione equilibrata. Il nuovo è anche l’elemento chiave della comunicazione di Jean Louis David che, da oltre 50 anni, rappresenta uno dei principali punti di riferimento nel campo della moda dei capelli.

12-nestle-jean-louis-david[1]Dieta, fitness, palestra e un taglio di capelli indicano il più delle volte rinnovamento, lo stesso che propongono questi due brand attraverso un’azione di co-marketing: un concorso a premi per le clienti di entrambi che coinvolgerà tutti i punti vendita italiani. Acquistando almeno due confezioni a scelta tra Cereali e Barrette NestléFitness entro il 30 aprile 2013, si potrà partecipare all’iniziativa collegandosi al sito internet  e inserire i dati dello scontrino su http://www.nestle-fitness.com/it o inviando un sms al numero riportato sulle confezioni.  I più fortunati potranno vincere ogni giorno uno dei due buoni da 100 euro in palio da utilizzare presso i 300 saloni Jean Louis David d’Italia. Inoltre, i clienti dei saloni riceveranno in omaggio delle barrette NestléFitness. Da ricordare anche che NestléFitness regala a tutte le donne anche il Programma EasyExercise per aiutarle ogni giorno a fare esercizio fisico in modo semplice e divertente.

Siamo di fronte ad una partnership che diviene la naturale evoluzione del percorso all’insegna della bellezza e del cambiamento del look, intrapreso da NestléFitness con Jean Louis David, partner d’eccellenza, capace di rispecchiare le sue clienti nell’evoluzione dei loro gusti e dei loro desideri nascosti. Un’iniziativa che avrà di sicuro successo e segnerà un ulteriore punto a vantaggio di questa nuova tendenza del marketing, in grado di incrementare l’offerta da entrambe le parti, soddisfando una maggiore gamma di bisogni, aumentare le vendite, ampliare la presenza sul territorio, migliorare la qualità mobilitati per obiettivi comuni ed far crescere il numero di consumatori.

Libero a Mezzogiorno

La sedia era dura, fredda e di paglia intrecciata, tenevo le gambe accavallate e nervosamente il piede si muoveva. Il mio viso invece, doveva apparire calmo e accondiscendente. Certo,con tutto quell’impegno che all’apparenza stavo mettendo davanti al mio interlocutore…                                                                                         “Una questione da sbrigare… vieni e ci accordiamo.” Queste erano state le sue parole al telefono. Avrei evitato, a volte il tempo non ha più senso spenderlo per le battaglie perse. Il problema è proprio credere che sia una battaglia e illudersi che qualche briciola dalla guerra se ne possa cogliere, bene o male.                                                   Lì in quello schifo di fanghiglia, tra parole immaginate che arrivavano sputate in faccia, lì un tavolo ci separava ma la distanza era paradossalmente maggiore. Due menti che non s’incontrano, due dimensioni di significato sconosciute tra loro.                               L’accordo era fattibile, ma io quelle condizioni potevo accettarle solo in parte.

La mia calma stava facendo innervosire la parte vera di me stesso, quella che non sopportava  che dessi spazio anch’io all’ipocrisia. Le ferite iniziarono a toccarmi nel profondo, affermazioni taglienti come lame. I veri aguzzini non sono quelli con l’ascia in mano ma chi ti rende capro espiatorio dei suoi raconcori, sofferenze e colpe.               Le mura della stanza erano grigie, il freddo mi arrivava fino al midollo e il vomito mi saliva in gola. Lui sparava veleno, dettava legge con gli occhi vuoti. Nulla è più disarmante del non intravvedere niente nello sguardo dell’altro, nè odio, nè bene.            In quella finta calma credo che i miei occhi stessero diventando come i suoi…

dualitc3a0[1]Misi una mano in tasca, stringevo il coltellino a serramanico portafortuna. Iniziai a pensare che questa volta mi avrebbe salvato. Salvato dall’assumere le sembianze di chi è perso nel suo male. Guardai l’orologio, era Mezzogiorno.Tardi.                                   Mi alzai e dissi che dovevo andare. Lui mi afferrò il polso: “non ho finito”, la linga del folle non dà scampo. Si dice che la Mezzanotte, come Mezzogiorno siano ore particolari, magia, leggende, credo popolare… fissai di nuovo l’ora.                                                    C’era qualcos’altro dentro di me: la parte che non sa fingere voleva vincere, salvarmi. Mi sentii sfinito dalla sua energia, il fuoco mi scorreva nelle mani e le dita fecero scattare il coltello. Mi avvicinai, con impeto assalivo, colpivo e colpivo ancora. Quell’odore di sangue mi annebbiava i sensi mentre mettevo a tacere la personificazione del non senso. Ero sporco di sangue. Io o la parte più vera di me lo era? Chi aveva compiuto cosa? Aveva ucciso o salvato? Ucciso il male e salvato me prima che ne fossi influenzato. L’accordo con il mio interlocutore si poteva fare ma “l’altro me” non veniva a patti con l’Io. L’ ”altro me” non era grigio, aveva gli occhi caldi e fumanti, vivi. Non era sceso a compromessi con l’Io, mi aveva salvato l’anima.

Kiruna e il Festival della neve

Nevica, non nevica? Nubi che portano pioggia o aria di neve? Ma era un fiocco quello?! Forse m’è solo sembrato… D’inverno è inevitabile non pensarLa, immaginarLa, sognare una coltre bianca fuori dalla finestra restando sotto il piumone, accanto al camino o correre fuori per viverLa, sentirLa sulla punta del naso e sulle gote rosse.

Il rumore tipico dei passi che affondano nella neve.

Il silenzio che regna.

L’incantesimo che si sprigiona dalla natura sulla natura.

La neve ha il suo fascino. La neve è sospensione e sogno. C’è chi le ha dedicato addirittura un Festival! In Svezia, nella citta di Kiruna, per cinque giorni si possono creare sculture: la neve viene scolpita da diverse squadre che partecipano alla gara, per formare le creazioni di neve illuminate dalla fantastica aurora boreale. Si può anche partecipare a gare di snowboard, di palla a volo da neve e alla corsa delle renne.

kiruna-ice-festival[1]kiruna(2)[1]Per pernottare in un posto dove quest’atmosfera continua: l’icehotel costruito ogni anno con tonnellate di ghiaccio e neve. La temperatura è tenuta sempre sui -5° e vi forniscono di una tuta e una coperta di renna per stare caldi la notte. Al mattino sarete svegliati da una tazza di lingonberry juice prima di un’abbondante colazione a buffet.

Kiruna è una cittadina situata oltre il Circolo polare artico e grazie alla sua posizione offre ai visitatori spettacolari scorci paesaggistici. Da ricordare che è sempre giorno indicativamente dal 30 maggio al 15 luglio, mentre la notte polare cala sulla città dal 13 dicembre al 5 gennaio, quando non si vede la luce per quasi un mese.

hotelLa 26a edizione del Festival della neve si tiene da tradizione nell’ultimo week and del mese di gennaio.

Magari con un po’ di impegno e fantasia qualche scultura potremmo farla anche da noi, sempre se non si farà attendere troppo. L’importante è non nominarla…